Lanterna rossa (Clathrus ruber) - foto di Alberto |
Il fungo allucinogeno
Uno degli errori che dovrei imparare
ad evitare è quello di annunciare in famiglia già dal giorno prima i miei
programmi. Se infatti mi fa piacere avere compagnia quando mi accingo, ad
esempio, ad una passeggiata domenicale per i boschi alla ricerca di funghi, l’annuncio
del giorno prima finisce per complicare inevitabilmente le cose. Così quando il
sabato a pranzo comunico le mie intenzioni bucoliche, capisco dal fatto che mia
moglie Marilena non si dichiara subito favorevole che ha già un altro programma
per la domenica mattina, allora rivolgo la mia domanda ad Elena, la mia figliuola
diciassettenne, che si mostra entusiasta. Ma tale entusiasmo nasconde un’insidia,
dovrei aver imparato a conoscere questa ragazza sempre piena di appuntamenti ed
amici al seguito. Così la mattina mi ritrovo ad aspettare altri due teenager,
tale Fede e tale Lollo, amicissimi di Elena, ai quali la mia illusa progenie
vuol fare apprezzare le meraviglie della natura ed il silenzio del bosco.
Le cose in auto non vanno male, i
ragazzi sono vivaci e fanno molte domande sui luoghi della destinazione, sul
tipo di funghi che potremo trovare, sui modi di cucinarli. Mi chiedono dei
funghi velenosi, il più famoso, l’Amanita Muscaria, quella dei Puffi, rossa a
puntini bianchi. Il ragazzo Lollo chiede poi dei funghi allucinogeni e di come
riconoscere quelli che si trovano nei nostri boschi. Descrivo quelli gialli,
piccolini, che si possono trovare a gruppi, insomma la conversazione è
interessante. Quando però lasciamo il mezzo e cominciamo a percorrere a piedi la
strada sterrata in salita che ci condurrà dentro la parte più produttiva del
bosco, quella composta di lecci e roverelle, il loro insistente ciarlare si fa
fastidioso. Andare per funghi significa per me apprezzare il silenzio del
bosco, interrotto solo da qualche rumore lontano, un battito d’ali, un fruscio
tra le foglie. Intanto ci si concentra cercando di acuire la vista, regolandola
sui colori e le forme da individuare nel variegato sottobosco. Ogni più insignificante
funghetto rappresenta un segnale dal quale desumere se l’umidità del terreno è
quella giusta per i funghi mangerecci o se cercare principalmente nelle zone
coperte di muschio piuttosto che tra le foglie brune solitamente più secche. Do
qualche occhiata di avvertimento verso Elena che conoscendomi capisce il mio
fastidio e tenta di attrarre l’attenzione dei suoi amici verso alcune meraviglie
naturali, degli esemplari di Lanterna rossa (Clathrus ruber), poco distanti. Ma
il sollievo dal loro parlottio dura due secondi netti, ben altro frastuono
sconvolge i sussurri timidi del bosco. Marmitte crepitanti di motocrossisti
fracassoni annunciano l’imminente scalata sul terreno impervio del versante. In
effetti abbiamo appena attraversato una specie di pista segnata da una striscia
bianca e rossa tra gli alberi, segnata da solchi profondi nel fango, che sembra
sparire tra le rocce. Allo smarmittare scoppiettante segue il crescente numero
dei giri dei motori che finalmente si lanciano, marce, imprecazioni, colpi
sordi, scoppi dalle marmitte, incitamenti, grida, il baccano si fa più vicino. Noi
rimaniamo fermi in ascolto, senza vedere i centauri ma sapendoli vicini. Ci allontaniamo
a distanza di sicurezza dai segni sul terreno, per paura di trovarceli addosso
all’improvviso. Ora si devono essere fermati, i motori girano piano, abbastanza
da poter riprendere la nostra passeggiata pure in una natura violentata. Il
ragazzo Lollo non deve avere le mie stesse sensazioni, a quanto pare, perché comincia
ad esaltare il motocross e a sognare il momento in cui avrà anche lui la sua
moto. Purtroppo è un descrittivo, e pure prolisso, per cui si lancia in una noiosissima
disamina delle caratteristiche di differenti modelli (sarà un modo per apparire
più “fico” agli occhi della Federica? E a lei importerà così tanto di quale
modello di motocross lui si sarà fatto regalare dai genitori?). È interrotto
solo dalle urla belluine dei crossisti che intendono raggiungere qualcuno che
forse è rimasto indietro, incitandolo a far presto, indicandogli la via meno impervia,
il tutto a un volume insopportabile. In un istante di silenzio lancio un sonoro
“ssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhhh!!!” per il bosco. In effetti le urla si placano,
poi i motori ripartono facendosi pian piano più lontani, hanno deciso di scendere
dall’altro versante. Il logorroico Lollo, però, non ha afferrato il mio invito,
non immaginandolo rivolto anche a lui e ha ripreso a chiacchierare alle mie
spalle. Allora lo chiamo e gli mostro una famiglia di funghetti giallo arancio:
“Ecco i funghi allucinogeni, quelli di cui parlavamo in auto!”. Rimane lì a
studiarli, mentre io riparto alla ricerca di qualcosa di commestibile.
Decidiamo poi di spostarci in auto
verso un’altra zona del bosco, perché questa prima camminata non è stata molto redditizia.
È il periodo avanzato che non consente grandi ritrovamenti se non Morette,
Melanoleuca e qualche Violetta. Sono per lo più funghi piccoli che non
riempiono facilmente il paniere. Quando parcheggiamo sotto il grande prato
prescelto, però, Federica annuncia che lei e Lollo preferiscono rimanere in
auto, si sentono un po’ stanchi. Così finalmente Elena ed io possiamo fare un’escursione
come si deve, apprezzando il silenzio dei luoghi e le incredibili creature dai
molteplici colori e forme che si possono incontrare facendo attenzione durante
una passeggiata nella natura.
Di ritorno, dopo aver accompagnato i
due giovani insolitamente silenziosi ai rispettivi indirizzi di casa, Elena mi
si rivolge timida: “Devo dirti una cosa; sai quei funghetti giallo arancio che
hai mostrato a Lollo? I ragazzi hanno confessato di averne assaggiati un po’,
per questo poi non si sentivano più di camminare. Mi ha detto Federica che
Lollo deve aver esagerato e si sentiva completamente sballato. Poi ha avuto anche
dei conati di vomito, mentre noi eravamo in giro”.
“In fondo non tutto il male viene per
nuocere”, mi viene di rispondere, “in fondo ci siamo goduti di più la seconda
passeggiata, più di quanto non avessimo fatto con la prima, no?”.
“Sì, non sono i tipi adatti, effettivamente”.
Siamo ormai arrivati davanti a casa, parcheggio,
spengo l’auto. Elena sta scendendo, quando la fermo, devo liberarmi la
coscienza. “Sai quei funghetti? Ti confesso che sapevo che il tuo amico non avrebbe
resistito, così glieli ho indicati, ma non erano funghi allucinogeni, solo indigesti. Perdonami, a volte sono disposto a tutto per un po’ di tranquillità!”.
Nessun commento:
Posta un commento