L'àpeiron di Anassimandro
(dal Diario di Elena)
“Mattinata dello sciopero bianco.
Scavalliamo lezioni come imbizzarriti fantini di un
concorso ippico, con la differenza che loro ricevono applausi, noi minacce. Dai
prof, dai genitori, dalla gente per strada, da quel trichecone del preside. Noi
niente, a fare sit-in, cortei di protesta, a mostrare striscioni ai
teleocchioni dei canali locali, quelli che due volte al giorno sono costretti
per legge ad interrompere teletruffe sponsorizzate con 10 minuti di cronache
spicciole. Si! Mostriamo al popolo bue che noi non ci stiamo, che non ci
immoleremo novelli martiri al totem della finanza, che l’istruzione è un valore
più del chelsico gas siberiano, dell’enico greggio sahariano, del vacco-flatulentico
metano argentino.
Quindi, ci aggiriamo ronzanti per i corridoi al
grido di “assemblea permanente”, o di “autogestione autorizzata”, tanto più che
i prof sono con noi (tranne la Sottuttoìo, con i suoi distinguo e le sue prototeorie
socialpatologiche). Hanno registrato le presenze e si sono lesti defilati a
bere caffè e commentare le ultime scemate politiche, divulgate dai giornali con
il chiaro intento di distrarre gli pseudo intellettuali, loro unici lettori, dalle
vere emergenze. Barricati nella loro auletta, tipo riserva indiana, osservano
la scuola in balìa di uno sciamìo brufoloso, incapaci di azioni concrete o
anche solo di prendere posizione. Tra di noi si sparge la voce di raggrumarsi
nel cortile per un’assemblea improvvisata. Ci sediamo in ordine sparso, io con il
duo Alternative, che Fede è partita alla ricerca della bocca perduta di Lollo, Giada
e la Ciarla, il Ghiro davanti con Ciuffo e Dadino (la mascotte della classe,
che passa il tempo a disegnare sul diario plastici portieri alla Mr. Fantastic),
che il Pleistocene in queste occasioni si defila. Ha paura che venga beccato
tra i sovversivi, lui che un giorno, dice, sarà senatore oppure vescovo (mi sa
però che deve darsi una mossa se vuole indossare la tonaca ecclesiale e i suoi
ricchi paramenti, o si è sempre in tempo?). Alto, bruno, un po’ molliccio, lo
vedo abbastanza a imbrogliare il prossimo suo con occhi sinceri, in tutteddue i
casi. La discussione non va avanti, nessuno è d’accordo con gli altri e spesso si
contraddice da solo, quelli di quinta tengono il microfono, segno del comando,
e non lo mollano un attimo. Solo il passaggio delle TT (le Tre Troie) a
passeggio, minigonniche taccaltissime e cammellate sul davanti, consentono
brevi attimi di afferramicrofono ai più piccoli per commenti. Ma le TT sono
solo parentesi nella vita di un politico, e il comitato di quinta riassume il
comando operativo. In sintesi le posizioni:
i moderati ammorbidiscono i toni, ricordano a tutti
che quest’anno ci sono esami e propongono di leccare il culo ai prof;
i comunisti rincarano la dose, propongono l’occupazione
permanente del Liceo e il voto politico senza esami finali;
i casinisti (nel senso di bordellisti) prendono in
giro gli altri, non li fanno parlare con urlacci e gomitate, confidando nelle
raccomandazioni di fine anno;
i fascisti ricordano i vecchi ideali, propongono
squadre d’assalto per rompere le reni di qualcuno a caso, ma non hanno bisogno
di raccomandazioni, degli esaminatori hanno conoscenza diretta.
Insomma una noia barbina, le solite inutili derive
ideologiche. Poi, come sole che irraggia il tedio di una grama giornata di pioggia
(sto studiando troppo italiano? ma poi del peggiore, sembra Pascoli se non
peggio, come si chiama quello dei pastori? ah, Carducci!), per farla breve spunta
sotto i portici del chiostro la Marrone, detta Smokeyes per i suoi occhi
effetto Panda (cioè truccati troppo scuri), la nostra nuova, e sorprendentemente
giovane, insegnante di filosofia, che la volta scorsa ha rapito l’attenzione di
tutti con le sue storie sul Principio. Un nutrito gruppo di miei compagni di classe
si allontana dall’assemblea per seguirla fino alle scale. Lei si ferma, al
solito carica di libri e fascicoli che le scappano di mano, non si capisce questo
traffico a che pro, per chiederci cosa succede. Spieghiamo le nostre ragioni,
lo sciopero bianco, l’assemblea, la possibile occupazione, l’insoddisfazione
per gli inutili scontri ideologici (questo lo dico io, chiaramente). A quel punto
lei fa una cosa inaspettata, si siede sulle scale, posa il malloppo accanto a sé
e comincia a sfogliare degli appunti. Noi ancora in piedi la ascoltiamo mentre ci
dice di come tutte le differenze sono necessarie. Che il principio, l’arché,
non può essere costituito da un unico elemento, pure vitale come l’acqua, ma deve
risultare come punto di equilibrio tra gli opposti elementi. Quattro sono i
gruppi che mi avete descritto, continua la prof mentre noi a poco a poco ci sediamo
attorno a lei sulle scale, ma quattro sono anche gli elementi naturali secondo
la tradizione greca: la terra che noi paragoneremo ai moderati, secchi e
freddi; l’acqua, che sta per i comunisti, umidi e freddi; l’aria che rapportiamo
ai casinisti, umidi e caldi; il fuoco, che compariamo ai fascisti, caldi e
secchi. (I miei compagni completamente merluzzati, sono passerotti che a bocca
aperta aspettano l’imbeccata e forse cercano di immaginarsi comunisti fangosi e
casinisti fantasmici.) Questa assemblea è l’àpeiron di Anassimandro, continua
lei, è l’indeterminato dal quale tutto proviene e verso il quale tutto si
dissolve in cicli successivi. È l’indeterminato àpeiron che da vita alle cose,
ecco che finalmente ho trovato l’unico frammento di testo che abbiamo di
Anassimandro, che già nel VI secolo avanti Cristo riconosceva l’origine delle
idee a partire da un crogiolo e i cicli della vita. Leggo: “Donde viene
agli esseri la nascita, là avviene anche la loro dissoluzione, secondo
necessità”, vedete? L’àpeiron è il
miscuglio da dove dipartono le cose e ora prevale l’una ora l’altra, come nel
seguito del frammento: “Poiché si pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione
dell’ingiustizia, secondo l’ordine del tempo”. Così anche per voi ci sarà l’occasione per fare sentire la vostra voce,
se ve lo dice Anassimandro ci potete credere, e l’ingiustizia perpetrata dai
vostri compagni più grandi, al momento sopraffattori, si perderà nell’ordine
cosmico del tempo. Il che significa che ci sarà il momento giusto per voi e che
starà a voi decidere se comportarvi meglio con i più piccoli o i più indifesi,
se lo vorrete secondo giustizia, di quanto non abbiano fatto gli adulti con
voi.”
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