lunedì 25 ottobre 2010

Marchionne: "Senza l'Italia la Fiat potrebbe fare di più"

Le parole di Marchionne hanno scatenato delle repliche durissime. Il primo a reagire è il Presidente della Camera Fini, che ha giudicato queste affermazioni, non solo ingiuste, ma anche ingrate, visto che l'Italia è la patria della Fiat e ha ricevuto grande sostegno economico dallo Stato.
Critici anche il Ministro Sacconi, Di Pietro (molto duro) e Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro, che dice: "oltre a scaricare le responsabilità sui sindacati, Marchionne dovrebbe dire quali sono i contenuti del piano Fabbrica Italia. Il governo invece di stare a guardare dovrebbe finalmente mettere in campo una politica industriale per il settore auto. La Fiat ha sempre ricevuto denaro pubblico, così come è noto che è stata salvata, alcuni anni fa, dal sistema bancario italiano, e che la cassa integrazione attiva nelle fabbriche Fiat, da metà del 2008, è pagata dai contribuenti italiani".

A Favore di Marchionne invece è Bonanni della CISL , Casini e Bondi.

L'Italia è un paese singolare, perché delle parole provocatrici, sono strumento di populismo e di lotta politca. Marchionne, sbagliando parole, ha messo in risalto, un problema reale, cioé in Italia non è facile investire ed è un mercato poco appetibile, come dargli torto? impossibile. La cosa singolare è che a favore di Marchionne si schieri Bondi, che è un rappresentante del Governo, cioé dell'organo che dovrebbe creare le regole e le condizioni per l'appetibilità del mercato italiano. Bondi ha avuto un'intento del tutto politico, di bassa politica, cioé utilizza le parole di Marchionne per attaccare Fini, questo è assurdo e fa capire la disaffezione alla politica da parte dei cittadini.

Casini adotta con favore le parole di Marchionne, ma forse solo per trovare una sponda economica che sostenga il proprio partito, se così non è, non si capisce come un "moderato" possa accettare le parole estreme di Marchionne.

Nessuno ha approfittato delle parole di Marchionne per analizzare in maniera oggettiva e con visione di sviluppo la situazione economica e politica dell'Italia. Le parole di Marchionne sono l'espressione di una non sostenibilità, da parte di esponenti dell'industria, della mancanza tutta politica, perché l'Italia non ha una politica industriale e una politica economica di sviluppo.

Naturalmente non si può che esortare Marchionne a una posizione più collaborativa con tutti i sindacati, e esortare i sindacati a posizioni meno di arroccamento (neanche però di totale sostegno sterile: vedi CISL).
Però è da sottolineare che, sia Marchionne che tutti i sindacati hanno le loro ragioni, tutte legate a interessi degni di attenzione, invece fa rabbia l'iimobilismo del Governo, le posizioni a favore per ragioni varie, tra cui interessi personali o di partito.

In questo Paese si può sperare in una discussione seria sulla politica industriale e sullo sviluppo?
Ad oggi non si può che essere negativi!

Nessun commento:

Posta un commento