Il marciapiede di Popò 3 – L’abolizione della provincia
Compare dalla porta Maria, la moglie di Popò, insaccata
in uno dei suoi soliti vestitini a fiori senza forma che adopera per stare a
casa, cioè per la maggior parte del tempo. Le sue forme scompaiono dentro la
stoffa dalla quale fuoriescono le braccia magre e la testa grigia sul collo
rugoso, solo lo sguardo acuto è rivelatore di una vitalità celata. Porta
davanti a sé il vassoio con la limonata fatta con i limoni di un minuscolo
pezzo di terra di loro proprietà in contrada Crocicchia, ciò che rimane di una
contrastata divisione ereditaria con i fratelli di lei. È una limonata poco
dolce, come piace a Popò, per questo Maria porta sul vassoio anche la
zuccheriera e un cucchiaino, oltre ai bicchieri di plastica. Lascia il vassoio
in mano a Popò, che gli fa da piano d’appoggio, e consegna i bicchieri con
dentro due cucchiaiate di zucchero a zù Turì lu Picciune, a Vito lu Pirollu e a
Nanà Viola, mentre nel bicchiere di Don Minzione ne mette dentro “solo un
pizzico”, perché “ha lo zucchero alto”, nel sangue s’intende. Santino Campo fa
compagnia a Popò, per cui a loro due viene consegnato il bicchiere vuoto.
Finita la fase di consegna dei bicchieri, prende la brocca con la limonata ghiacciata
e passa dall’uno all’altro versando la bevanda. A quel punto consegna il
cucchiaino d’acciaio al più vicino, in questo caso a Nanà, posa il vassoio con
la brocca semivuota e la zuccheriera chiusa sul selciato di fianco alla porta e
torna dentro. I pensionati si passano l’un l’altro il cucchiaino dopo aver ben
rigirato la loro bevanda, almeno quelli che ne hanno motivo, poi il cucchiaino,
come fosse il testimone di una staffetta olimpica, torna di mano in mano fino
al più vicino al vassoio e lì posato religiosamente.
Avete sentito che vogliono abolire le province?
esordisce Santino, dopo aver fatto schioccare lingua e palato in senso di
approvazione dopo la sorsata, e guarda caso tra tutte proprio la nostra provincia.
Era ora, che era ora, ribatte Nanà Viola, a noi non ci ha dato niente la
provincia, che non ci ha dato niente. La provincia è uno spreco di denaro,
conferma Vito lu Pirollu che stavolta ha azzeccato l’argomento malgrado la
sordità, lo dicono sempre alla televisione: bisogna abolire le province! Ma chi
lo dice? domanda lu zù Turì, nella tua televisione c’è un solo programma:
canale 5; e tu “ammucchi” (e fa il gesto ripetuto di portarsi le dita chiuse in
punta alla bocca aperta) tutto quello che ti dicono. Io non “ammucco”, risponde
a tono Vito che il gesto lo ha capito bene, le province danno a mangiare a
questi politici, se si aboliscono si risparmia. Sentite bene, interviene don
Minzione con l’aria di chi sta proferendo una verità incontrovertibile e finora
ignota, lo Stato ha problemi di soldi e quando si hanno problemi di soldi si
devono tagliare le spese; tra le spese inutili hanno capito che ci sono le
province. Scusate, si intromette Popò che ha interpretato in altro senso la
frase del compare Santino, ma proprio ora che abbiamo un nostro compaesano a
capo della provincia, loro hanno deciso che è inutile? Seee, vero è che il
capoluogo è lontano e non abbiamo molto da spartire, lo sostiene Santino, ma
per ora non ci possiamo lamentare perché i soldi sono spesi per lo più da
questa parte del territorio provinciale. Ma poi lei, don Minzione, osserva
ancora lu zù Turì, non si è rivolto proprio alla famiglia del nostro caro
Presidente per ottenere quello che voleva con l’allacciamento dell’acqua al
Ferricino? Certo senza quel posto di prestigio, il favore non glielo poteva
fare.
Ognuno con i suoi tempi degusta la bevanda
dissetante, in questa metà mattinata che sta diventando sempre più calda. Poi
il bicchiere vuoto viene affidato al proprio vicino sulla destra, di volta in
volta inserito dentro un altro e finalmente la pila di bicchieri giunge a Nanà
Viola che chinandosi la appoggia sul vassoio. Gli sguardi tornano a farsi
lontani, i pensionati silenziosi, mentre i bambini cominciano a disertare il
centro del giardino dove non c’è più ombra e i giochi stanno diventando
bollenti.
Certo che di acqua in paese ne arriva sempre poca,
ricomincia Nanà Viola, che di acqua ne arriva poca. In questa zona, anzi, butta
in quantità, sostiene lu zù Turì, quando arriva nel palazzo si riempie sempre
tutta la cisterna; invece più sopra, alle Balatelle dice mio cognato che ogni
quattro giorni gli arriva per due ore e a goccia; fanno a gara a chi ha il
motore più potente per tirarsi l’acqua. Io la pompa dell’acqua me la sono
portata dall’America, interviene Petro l’Americano, che è potentissima ma un
poco rumorosa e ci ho dovuto fare un casotto a parte, vicino al muro del
cortile; ma pure così si sente forte che fa tremare la casa: di solito la tengo
spenta e l’acqua acchiana lo stesso. Seee, va bé, esagerazioni, si oppone il
compare Santino muovendo in cerchio la mano destra ma lentamente perché si sa
che al caldo non bisogna agitarsi; qua l’acqua arriva bene, anche se ogni
quattro giorni, basta avere una cisterna grossa e, solo al bisogno, si accende
la pompa, ma di solito non c’è bisogno. Siamo fortunati perché qua l’acqua
viene a cascata, che viene a cascata, stabilisce Nanà Viola, perché siamo più
in basso, che siamo più in basso. Ma mi pare a me, fa sospettoso zù Turì lu
Picciuni, che più sotto c’è la casa di un certo pezzo grosso provinciale, non è
che è per questo che nella zona non manca l’acqua? A pensare male non si
sbaglia mai – sentenzia. Hai visto quindi, interviene Popò senza rivolgersi a
nessuno in particolare, che è importante che non venga abolita la provincia?
Sentite bene, si pronuncia finalmente don Minzione dopo lunga riflessione (o si
era addormentato dietro gli occhiali da sole scuri?), pare a me che alla luce
di quanto emerso nella discussione si è capito che per l’importanza del nostro
Presidente, per la gestione delle questioni idriche, per il bene del nostro
territorio, la Provincia
non deve essere abolita, perché fa cose utili alla gente!
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