In un intervista rilasciata domenica 12 dicembre, ai microfoni del tg Rai Sicilia, Sergio Lari, procuratore capo di Caltanissetta, afferma che Paolo Borsellino fosse informato sulla trattativa che era in corso tra Stato e mafia. Ad informarlo, il 28 giugno 1992, era stata Liliana Ferraro, all’epoca capo di gabinetto del ministro Claudio Martelli e collaboratrice di Giovanni Falcone alla direzione Affari penali del Ministero della Giustizia. Tale dichiarazione è stata poi confermata dalla stessa Ferraro durante il processo a carico del generale Mario Mori. Ma questo, probabilmente, non fù il fattore determinante per la decisione dell’uccisione del giudice, ma di certo rappresentò un elemento che rese necessaria un un’azione più rapida da parte dell’organizzazione mafiosa: “potrebbe anche essere possibile che Totò Riina avesse deciso di accelerare la strage già programmata, proprio perchè la trattativa non stava andando in porto” afferma Lari.
Secondo il procuratore, le indagini che si stanno svolgendo in questo periodo doverebbero “approfondire ancora alcuni elementi, come chi ha pigiato il pulsante che ha fatto saltare in aria l’autovettura imbottita di esplosivo e con quali modalità si sia svolta, in maniera più approfondita, questa parte delle stragi”.
Aggiunge infine che molti degli elementi che sono riconosciuti come certi ed importanti al fine delle indagini sono soltanto dei “luoghi comuni”, come l’utilizzo del Castello Utveggio come cabina di comando della strage di via D’Ameglio. Il castello ospitava infatti una cellula dei servizi segreti che, secondo alcune ipotesi investigative, avrebbe dato un appoggio operativo agli organizzatori dell’attentato.
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