Anche il settore turistico si trova in un periodo di grande sofferenza e vede diminuire, di anno in anno, il suo fatturato ed il numero di viaggiatori che decidono di spostarsi per vacanza.
Le festività natalizie, che da sempre sono state sinonimo di partenze, vedono così ridursi lo spostamento del popolo vacanziero, che perferisce restare nella propria città per non intaccare ulteriormente le già instabili condizioni finanziarie. Secondo un’indagine di Federalberghi-Confturismo, il numero degli italiani che a Natale non partirà per motivi economici è di circa 20 milioni, il 12% in più rispetto al 2009.
Anche i risultati siciliani in tal senso sono abbastanza deludenti, tanto da risultare una delle peggiori regioni del sud. Nel 2010, per il terzo anno consecutivo, sono
sempre meno i turisti che scelgono la Sicilia, con un giro d’affari in flessione nel raffronto con lo stesso periodo del 2009.I turisti italiani, che hanno scelto l’Isola come luogo per le loro vacanze, hanno speso 175 milioni di euro, 36 mln in meno rispetto al primo semestre 2009 (211 mln). Anche l’impatto dei visitatori stranieri fa segnare una performance negativa, facendo segnare una diminuzione di 26 milioni di euro.
Tutti questi fattori negativi non giovano di certo all’attività dei piccoli e grandi alberghi che durante il periodo invernale devono necessariamente restare chiusi, incidendo anche e soprattutto sull’aspetto occupazionale, che vedrà la maggior parte del personale impiegato negli alberghi senza lavoro per almeno tre mesi. Tale situazione ha già portato alla chiusura fino a Pasqua di alcuni dei più importanti alberghi siti in una località riconosciuta come eccellenza siciliana nell’ambito turistico: Taormina. Questo situazione ci porta quindi a riflettere su quanto tale condizione possa influire, in maniera negativa, su tutti i piccoli centri che cercano di sfruttare le festività natalizie per richiamare visitatori.
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