
Esattamente venti anni fa, il 21 settembre 1990, moriva Rosario Livatino. Aveva 36 anni, da qui l'appellativo di giudice ragazzino, e si stava recando senza scorta da Canicattì ad Agrigento. Le indagini portarono alla scoperta del movente, il giudice veniva ucciso per duplici interessi, quelli della mafia e quelli della cosiddetta "stidda". L'uccisione del giudice doveva essere una dimostrazione di forza ai danni di Cosa Nostra da parte di questa nascente organizzazione criminale, la quale intendeva prendere potere nella zona di Canicattì.
La sua lotta alla mafia viene ricordata come la tangentopoli siciliana, poichè spesso utilizzava lo strumento della confisca dei beni appartenenti alla criminalità organizzata. Fondamentali furono le dichiarazioni di Pietro Nava testimone oculare dell'omicidio, il quale quel giorno casualmente attraversava la stessa strada del giudice, e che portarono all'arresto di alcuni degli esecutori.
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"Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili". (Rosario Livatino)
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